Nota biografica di Luigi Albertini

 

Luigi Albertini (Ancona, 19 ottobre 1871 – Roma, 29 dicembre 1941), giornalista, direttore del Corriere della Sera dal 1900 al 1925. Albertini inizia il suo percorso universitario a Bologna e poi, in seguito alla morte del padre (1892), decide di stabilirsi con la famiglia a Torino. Qui frequenta il Laborataorio di Economia politica, si laurea in giurisprudenza e conosce Luigi Einaudi e Francesco Saverio Nitti. Sara' proprio quest’ultimo a indirizzarlo verso la carriera giornalistica. Nitti, infatti, presenta Albertini a Luigi Roux, direttore del quotidiano “Gazzetta Piemontese”, che gli propone di collaborare al giornale.

Nel 1894, Albertini va a Londra per approfondire tematiche di diritto del lavoro e vi rimane otto mesi.

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Sarà l’occasione per conoscere il direttore amministrativo del Times, Frederick Moberly Bell, e apprendere le regole della conduzione aziendale di un grande giornale. Questa formazione la spende a Roma, nel 1896, per dirigere “Credito e cooperazione”, rivista delle banche popolari. Il presidente onorario della Banca popolare di Milano, nonché ministro del Tesoro del terzo governo Di Rudinì, Luigi Luzzatti, lo presenta a Ernesto De Angeli, industriale tessile e socio comproprietario del quotidiano milanese Corriere della Sera. Nel quotidiano di Via Solferino entra dalla porta di servizio, come segretario di redazione (1896), e nel 1900 è già al vertice come direttore responsabile. L’era Albertini porta una riorganizzazione immediata e profonda del quotidiano, portando la tiratura a più di 600 000 copie: “… So quale fu il segreto del successo di Albertini: l'autorità che naturalmente egli esercitava su tutti, finanziatori e giornalisti. La esercitò perfino sugli editori del Times, il giornale-modello di allora, di cui egli copiò, metro alla mano, perfino i mobili. Mentre tutti gli editori, non soltanto italiani, cercavano il successo adeguando i loro giornali ai gusti, che sono quasi sempre i cattivi gusti, dei lettori, Albertini lo cercò costringendo i lettori ad adeguarsi a un giornale che fu per i primi tempi di parecchie spanne al di sopra del livello culturale del suo pubblico. Questo fu il miracolo di Albertini…” (“Il segreto del successo di Luigi Albertini” articolo di Indro Montanelli, Corriere della Sera, 23 febbraio 2001, p. 43, Archivio storico) Liberale e conservatore, Albertini è senatore dal 1914. Nei 25 anni della sua direzione, Albertini è sempre presente nella vita politica del Paese. Si oppone a quella che gli sembra la demagogia di Giovanni Giolitti, appoggia l'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale, critica la politica del ministro degli esteri Sonnino e dopo qualche simpatia iniziale per il fascismo, ne diviene un risoluto oppositore nel 1923. Nel 1925 firma il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce e nel novembre dello stesso anno è cacciato dalla proprietà del giornale. Albertini si ritira a Torrimpietra, vicino Roma, per dedicarsi alla bonifica e coltivazione della terra. Qui scrive “Le origini della guerra del 1914”. Rimane in Senato fino al 1935, votando contro il regime fascista. Muore a Roma nel 1941.